Abenula e nucleo interpeduncolare in ansia, dipendenza e depressione

 

 

LUDOVICA R. POGGI & GIOVANNI ROSSI

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 09 settembre 2017.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Lo studio delle basi neurali della sindrome da astinenza indotta da sostanze psicotrope d’abuso, comunemente in Italia denominate “droghe”, ha aperto una via di conoscenza straordinariamente feconda per la scoperta di processi e funzioni di reti encefaliche implicate in processi psichici della sfera affettiva e nella fisiopatologia dei disturbi d’ansia e dell’umore.

È noto che l’interruzione più o meno protratta nell’uso abituale di sostanze psicotrope in grado di indurre addiction[1] – ovvero uno stato caratterizzato da un’assunzione compulsiva nonostante conseguenze anche gravi per la salute – causa la sindrome da astinenza, ossia uno stato di sofferenza generalizzata dell’organismo, con componenti psichiche e fisiche talora gravi. Un’importante acquisizione è che vari elementi di questa sindrome, e i sottostanti meccanismi, sono comuni a molte molecole psicotrope d’abuso appartenenti a classi farmacologiche diverse. Tali elementi condivisi includono alterazioni affettivo-emozionali e sintomi neurovegetativi somatici.

L’osservazione sperimentale ha dimostrato che una parte della segnalazione di rete sottostante la sindrome da astinenza coincide con l’attività neuronica che è stata associata ad alterazioni emozionali e del tono dell’umore, quali quelle che si hanno nei disturbi d’ansia e nelle varie forme di depressione. Considerati questi elementi condivisi, non sorprende che un particolare circuito, quale il sistema di conduzione diencefalico dorsale e, in particolare, l’abenula mediale (MHb, da medial habenula) e il nucleo interpeduncolare (IPN, da interpeduncular nucleus) siano stati identificati quali strutture critiche per lo sviluppo di stati psichici e psico-fisici evocati sia dall’addiction sia da cause del tutto indipendenti dall’assunzione di sostanze esogene.

McLaughlin, Dani e Debiasi dell’Università della Pennsylvania hanno documentato i risultati della ricerca che prosegue nel tentativo di caratterizzare il profilo neurofisiologico di questo circuito, ed hanno presentato all’attenzione della comunità neuroscientifica la possibilità di individuare l’asse MHb-IPN quale target per nuovi trattamenti, tanto del paziente poli-dipendente, cioè condizionato all’assunzione compulsiva di sostanze differenti (eroina, cocaina, alcool, hashish, ecc.), quanto delle persone affette dai comuni e frequenti disturbi d’ansia e dalle varie forme di depressione.

L’articolo qui recensito di McLaughlin, Dani e Debiasi è una rassegna monografica specificamente realizzata per il fascicolo speciale del Journal of Neurochemistry, in occasione del XVth International Symposium on Cholinergic Mechanisms.

 (McLaughlin I., et al. The medial habenula and interpeduncular nucleus circuitry is critical in addiction, anxiety and mood regulation. Journal of Neurochemistry 142 Suppl 2: 130-143 - Epub ahead of print doi:10.1111/jnc.14008, Aug 2017).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Psychiatry, Department of Neuroscience, Mahoney Institute for Neurosciences, Perelman School of Medicine, University of Pennsylvania, Philadelphia, Pennsylvania (USA).

Riprendiamo alcune nozioni di neuroanatomia necessarie per collocare nella topografia encefalica l’oggetto dello studio qui recensito.

L’abenula, insieme con i nuclei paraventricolari, con la stria midollare del talamo, con la commessura posteriore e l’epifisi, costituisce l’epitalamo. I nuclei dell’abenula, distinti in laterale e mediale, sono localizzati posteriormente all’angolo dorsomediale del talamo, immediatamente sotto l’ependima del terzo ventricolo, con la stria midollare del talamo che passa sopra e lateralmente.

Il nucleo mediale dell’abenula appare come una massa addensata e compressa di neuroni colinergici intensamente colorati nei preparati istologici, a differenza del nucleo laterale, più pallido nei preparati e caratterizzato da cellule nervose separate da notevoli da spazi. Il tratto abenulo-interpeduncolare o fascicolo retroflesso emerge dal margine ventrale dei nuclei e decorre ventralmente, bordando la zona inferiore del nucleo mediodorsale del talamo, attraversa la regione supero-mediale del nucleo rosso per raggiungere il nucleo interpeduncolare.

L’input che giunge all’abenula è ricco e vario, di non facile inquadramento neurofunzionale. Una parte di fibre afferenti viaggia nella stria midollare e proviene dalla corteccia prepiriforme di entrambi i lati, dal nucleo basale di Meynert e dall’ipotalamo. Un’altra porzione origina dall’area interna del lenticolare e, in particolare, dal segmento mediale del globus pallidus: tale contingente sembra essere costituito prevalentemente da collaterali degli assoni pallido-talamici. Altri assoni presinaptici provengono dalla pars compacta della substantia nigra mesencefalica, dai nuclei del rafe del mesencefalo e dal nucleo tegmentale laterale dorsale.

La maggior parte dei neuriti afferenti all’abenula entra nel nucleo laterale, il solo contingente di fibre che con certezza è diretto al nucleo mediale proviene dal nucleo settofimbriale. Il nucleo mediale dell’abenula, che ci interessa specificamente per lo studio qui recensito, invia fibre efferenti al nucleo interpeduncolare. Più in generale, il principale flusso di informazioni convogliate dagli assoni dell’abenula all’esterno raggiungono il nucleo interpeduncolare, il nucleo talamico mediodorsale, il tetto mesencefalico e la formazione reticolare, con il maggiore contingente costituito dal tratto abenulo-interpeduncolare.

La fossa interpeduncolare, regione anatomica che si studia osservando l’encefalo dalla sua faccia inferiore, è occupata da strutture del pavimento del terzo ventricolo che qui raggiungono la superficie piale e sono, andando dall’estremità anteriore a quella posteriore della fossa, il chiasma ottico, il tuber cinereum, le eminenze tuberali, il peduncolo infundibolare, i corpi mammillari e la sostanza perforata posteriore. Quest’ultima è sita nell’intervallo creato dalla divergenza dei peduncoli cerebrali ed è perforata da sottili branche delle arterie cerebrali posteriori. All’interno vi è il nucleo interpeduncolare, un piccolo aggregato neuronico che riceve terminali del fascicolo retroflesso di entrambi i lati ed è in connessione con la formazione reticolare mesencefalica e con i corpi mammillari.

A questo punto è opportuno riprendere le principali nozioni emerse dalla ricerca sul circuito neuronico dell’addiction.

La neurotrasmissione dopaminergica in alcune particolari vie encefaliche è accresciuta sia da elementi di rinforzo naturali, quali quelli legati all’accoppiamento e all’alimentazione, sia da sostanze psicotrope d’abuso, ma tale effetto rimane differente per alcuni aspetti essenziali.

Le varie sostanze psicotrope impiegate per effetti edonici, quali oppiati (eroina e simili), stimolanti psicomotori (cocaina, amfetamina), allucinogeni (LSD, psilocibina, ecc.), dissociativi (fenciclidina), cannabinoidi (hashish, marijuana, charas, ecc.), etanolo, nicotina, e così via, hanno bersagli primari differenti[2], ma impiegano un meccanismo comune di “rinforzo” delle associazioni apprese che facilitano la nuova assunzione della sostanza psicotropa: l’attivazione del sistema mesocorticolimbico dopaminergico, che origina dall’area tegmentale ventrale (VTA) del mesencefalo e proietta ad aree corticali e limbiche.

Il rinforzo è strettamente associato all’innalzamento dei livelli di dopamina in una di queste aree di recezione degli assoni della VTA: il nucleo accumbens. Questo nucleo funge da interfaccia tra le regioni rilevanti per la motivazione e i circuiti motori implicati nell’esecuzione dei comportamenti motivati.

L’osservazione sperimentale ha riconosciuto notevole importanza ai neuroni dopaminergici della substantia nigra che proiettano allo striato dorsale, in particolare nell’apprendimento e nell’esecuzione di comportamenti abituali associati alla tossicodipendenza.

È importante sottolineare che l’abuso di sostanze psicotrope determina anche alterazioni neurofunzionali indipendenti dalla dopamina; tali azioni sembrano essere di importanza primaria per varie classi di sostanze, tra cui gli oppiati e l’alcool etilico.

Una fondamentale differenza fra l’effetto ricompensa degli stimoli naturali, quali alimenti, bevande o sollecitazioni erotiche, e quello generato dalle sostanze psicotrope d’abuso, è che l’effetto delle droghe produce un’attivazione dei neuroni dopaminergici che, oltre ad essere più intensa, in molti casi sfugge ai normali meccanismi fisiologici di regolazione. Ad esempio, la dopamina rilasciata dalle sinapsi per effetto di stimoli naturali è rapidamente rimossa dalla proteina trasportatrice DAT, mentre quella rilasciata per lo stimolo della cocaina non può essere rimossa, perché la cocaina agisce bloccando DAT ed altre molecole trasportatrici, con la conseguenza della rottura di un sistema di equilibrio e la persistenza deregolata dell’eccitazione dopaminergica.

Un altro aspetto dell’eccitazione mesocorticolimbica da parte delle sostanze psicotrope d’abuso riguarda l’indebolimento della neurotrasmissione inibitoria GABA nella VTA: la morfina, la diacetil-morfina (eroina) e vari altri oppiati, riducono l’inibizione tonica dei neuroni dopaminergici che entrano in eccitazione; con un simile meccanismo agiscono i cannabinoidi (hashish, marijuana, ecc.) e l’etanolo che, peraltro, può direttamente eccitare i neuroni rilascianti dopamina agendo sui canali ionici regolati da voltaggio.

Concludendo questo richiamo sintetico alle basi neurali della dipendenza, ricordiamo quanto segue:

1) l’addiction e la plasticità neuronica condividono alcuni meccanismi cellulari: le sostanze psicotrope d’abuso “ricollegano” i circuiti neuronici influenzando la plasticità sinaptica;

2) le sostanze psicotrope d’abuso hanno profondi effetti sui fattori di trascrizione e sull’espressione genica;

3) gli adattamenti persistenti posso includere modificazioni nella struttura dei dendriti e delle spine dendritiche[3].

Quando si pensa al sostrato neurale della paura e dei sintomi che caratterizzano i disturbi d’ansia e da stress che spesso sfociano in sindromi depressivo-ansiose, si deve ricordare il percorso concettuale compiuto dalla ricerca nell’ultimo mezzo secolo e, specificamente, la transizione da un’impostazione che tendeva a considerare delle regioni anatomiche cerebrali quali sedi dei processi psichici, ad una che ragionava in termini di reti e circuiti.

Si fa risalire ad Eric Kandel ed Alden Spencer la specifica proposta di adottare estesamente il metodo da loro impiegato per trovare le basi neurobiologiche della memoria e dell’apprendimento[4]:

1) selezionare un organismo esprimente un comportamento facilmente misurabile e che può mutare con l’esperienza;

2) identificare il circuito neurale sotteso alle due versioni di comportamento (innato e appreso);

3) individuare cellule e sinapsi del circuito che cambiano con l’apprendimento;

4) scoprire i meccanismi molecolari del cambiamento.

Come è noto, lo straordinario lavoro sul mollusco Aplysia che ha consentito a Kandel di stabilire i meccanismi di base della memoria a breve e a lungo termine, gli è valso il Premio Nobel nel 2000.

Si comprende però la difficoltà, per lo studio di emozioni e sentimenti, di applicare alla lettera questo approccio: per tali processi psichici anche il più semplice degli organismi adoperabili deve necessariamente essere un vertebrato, come riconosciuto dallo stesso Kandel.

Il primo ad applicare l’approccio connessionistico kandeliano ai vertebrati per lo studio delle emozioni fu David Cohen: adottò un protocollo di condizionamento pavloviano alla paura o alle risposte difensive nei piccioni. Nei decenni successivi furono compiuti grandi progressi, dovuti a vari gruppi di ricercatori, fra i quali spiccano quelli facenti capo alla scuola di Joseph LeDoux, che individuando nel cervello dei mammiferi l’amigdala come interfaccia fra gli stimoli in entrata e le risposte in uscita, hanno contribuito alla definizione delle principali vie che mediano l’apprendimento e la reazione di paura. Quanto è seguito, può considerarsi storia recente, con il riconoscimento di circuiti alla base dell’ansia[5] assimilabili a quelli della paura e la comprensione di meccanismi a circolo vizioso che operano negli stati ansiosi cronici e nel disturbo post-traumatico da stress (PTSD).

Ritornando all’articolo qui recensito, McLaughlin e colleghi rilevano come la ricerca recente abbia accertato che la segnalazione di rete sottostante la sindrome da astinenza in parte coincida con l’attività associata a stati negativi dell’esperienza psichica e dell’umore, quali quelli sperimentati come “dolore della psiche” o angoscia o ansia, e quelle condizioni pervasive di abulia, astenia, ideazione pessimistica o catastrofica, caratterizzanti la depressione. Su questa base non ha meravigliato la precisa identificazione nel sistema di conduzione diencefalico dorsale del circuito di connessione  abenulo-interpeduncolare, ossia i fascicoli assonici che collegano l’abenula mediale (MHb) con il nucleo interpeduncolare (IPN), il sostrato principale per lo sviluppo di quadri funzionali complessi alla base di stati di sofferenza affettivo-emotiva ed alterazioni psico-fisiche, ricorrenti tanto nell’addiction quanto in disturbi dovuti a cause del tutto indipendenti dall’assunzione di sostanze esogene.

La ricerca sta continuando a caratterizzare elementi dell’asse MHb-IPN e, con l’avanzare delle conoscenze, sembra sempre più verosimile l’individuazione di tale circuito quale nuovo target per il trattamento della poli-dipendenza e di manifestazioni psicopatologiche associate a depressione, eccitazione e disturbi d’ansia.

 

Gli autori della nota ringraziano la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invitano alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Ludovica R. Poggi & Giovanni Rossi

BM&L-09 settembre 2017

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Il termine è reso spesso in italiano con dipendenza, vocabolo che propriamente in biologia indica uno stato di adattamento di cellule e sistemi, sviluppato per compensare un’eccessiva stimolazione indotta da una sostanza psicotropa. L’interruzione dell’assunzione rivela questo adattamento funzionale con la sindrome da astinenza. Per tolleranza si intende il fenomeno che comporta la necessità di aumentare la dose per ottenere lo stesso effetto; mentre si definisce sensibilizzazione il fenomeno di accentuazione della risposta alla ripetizione della stessa dose.

[2] Ad esempio, i recettori μ per la morfina, i trasportatori delle monoammine per cocaina, amfetamina e loro derivati, i recettori della serotonina per gli allucinogeni, i recettori NMDA per la fenciclidina, i recettori CB1 per il Δ9-tetraidrocannabinolo.

[3] Wolf M. E., Addiction, in Basic Neurochemistry (Brady, Siegel, Albers, Price), pp. 1037-1055,  Elsevier AP, 2012.

[4] Kandel E. R. & Spencer W. A., Physiological Review 48, 65-134, 1968.

[5] Ancora oggi si ritiene valida e risulta utile – come ricorda spesso il nostro presidente – la distinzione impiegata da Freud tra la reazione di paura (Fürcht), caratterizzata dall’attualità generalmente materiale (oggetto) di una minaccia per l’integrità della persona, e l’ansia (Angst), quale effetto di un’elaborazione psichica di esperienze negative (paura senza oggetto).